Voglio riprendere così, con questo viaggio nel cuore della giungla, nel bellissimo parco di Taman Negara, il mio racconto sul giro stupendo fatto in uno dei paesi che più mi ha emozionato: la Malaysia.
Terra ai confini del mondo, paese apparentemente impenetrabile ma in realtà ospitale e gentile, la Malaysia mi ha conquistata per i suoi contrasti. E’ il luogo dove si fondono, insieme, l’ingegneria e l’architettura post-moderna che hanno occidentalizzato la sua stupenda capitale, Kuala Lumpur, e il fascino incontaminato di una natura ancora incredibilmente selvaggia e primordiale.
Perché, se non lo sapete, nel cuore della penisola della Malaysia si estende la foresta tropicale più antica del mondo, figlia di una evoluzione di oltre 130 milioni di anni e che abbraccia Terengganu, Pahang e Kelantan, tre immense regioni dello stato.
Il Taman Negara National Park è il parco più famoso della terra di Sandokan ed è uno straordinario luogo di avventura dove poter trascorrere qualche giorno immergendosi in un’atmosfera surreale e leggera.
Un posto che consiglio di vedere, assolutamente. Come l'intera Malaysia, dove tornerei anche domani.
Abitato da oltre 400 specie di insetti e farfalle, pesci, scimmie, tigri ed elefanti (questi ultimi per chi avrà la fortuna di vederli, ovviamente!) e da orchidee e fiori profumati, il parco ospita anche gli Orang Asli, aborigeni malesiani che ancora oggi mantengono uno stile di vita primordiale appunto proseguendo la loro vita tra le montagne del Titiwangsa.
Il viaggio verso Teman Negara è stato bellissimo.
E ogni cosa organizzata insieme al tour operator locale che avevo contattato dall’Italia è stata perfetta.
Lo scambio di mail è stato molto fitto ma qui le cose da organizzare sono molte.
Innanzitutto: bisogna capire come arrivare al parco.
Noi siamo partiti da Malacca, antica capitale malese, con un pick-up che è venuto a recuperarci, puntualissimo, all’alba, sotto l’hotel. Il viaggio è stato lungo: due ore di strade dissestate, lontano dalla civiltà e da ogni benché minima forma di vita. Qualcuno dormiva, altri ridevano e si raccontavano, il resto del gruppo - eravamo in nove - si godeva il paesaggio tropicale lungo la strada.
Il punto d’ingresso più suggestivo del parco si trova nella cittadina di Kuala Tembeling, al Tembeling Jetty.
Quando ci siamo arrivati ci è sembrato di essere fuori dal mondo. C'era solo una casupola nel verde dove ci siamo fermati per confermare il nostro arrivo e definire la disposizione nelle stanze nel resort.
C’è una cosa importante da sapere a questo proposito. Innanzitutto, è impossibile pensare di arrivare sul posto e prenotare il primo hotel che capita. Il punto è che i visitatori del parco devono ottenere il permesso di entrata dal Dipartimento della Natura e dei Parchi Nazionali.
Una specie di permesso di Stato.
Questo vuol dire che si può pernottare nei resort della foresta solo dopo averne preventivamente comunicato l’arrivo. Quindi, non riducetevi all'ultimo momento.
Dopo il primo check-in, l’attenzione è stata catturata completamente dalle barche che ci avrebbero portato a destinazione. Perché il cuore di Teman Negara si raggiunge solo così: con le vecchie barche degli abitanti locali che trasportano persone, bagagli e cibo e fanno la spola mattino e pomeriggio formando traffico nel fiume quasi come in autostrada.
I ragazzi dell'agenzia hanno prima caricato i nostri bagagli sulle barche sistemandoli uno sopra l’altro, legandoli con una piccola corda. Poi siamo saliti noi. Infine siamo partiti insieme ad un’altra barca.
Ho un ricordo bellissimo di quei momenti. Abbiamo navigato per quasi tre ore lungo il Sungai Tembeling in un’atmosfera incantata dove il tempo sembra essersi fermato.
Ogni tanto intravedevo qualche capanna, poi bufali nell’acqua e scimmie che saltellavano tra le palme e gli arbusti in uno scenario di verde brillante.
Un’esperienza più unica che rara, e finalmente anche un po’ di relax per noi che avevamo iniziato il nostro viaggio da Singapore e per giorni avevamo corso tra bus, barche e pulmini.
Dopo un bel po’ abbiamo avvistato i primi hotel e qualche improbabile ristorantino sull'acqua che però, a onor del vero, lasciava arrivare alla barca un profumino di piatti misti di riso con pollo, pesce e verdure davvero niente male.
Infine, siamo approdati a Kuala Tahan, nel cuore della foresta, e al nostro meraviglioso resort, il Mutiara, immerso in una vegetazione fittissima. Accoglienza a quattro stelle con succhi di frutta fresca ghiacciata, tovagliette per rinfrescarci e grandi sorrisi di benvenuto.
Il resort è un parco nel parco. Mi era stato consigliato dal Tour Operator che avevo trovato online e contattato, nominativo fornitomi direttamente dall’ente del turismo malese, e devo dire che ogni suggerimento è stato eccellente.
Dentro il Mutiara si possono fare molte cose: oltre che un bel massaggio al centro benessere, anche un trekking lungo il viale che lo circonda, e poi c’è una piccola foresta piena di scimmiette e di animali che arrivano fin sotto i bungalow bellissimi che sono, inutile dirlo, immersi nella natura.
Il Taman Negara è una specie di parco giochi: dal trekking all’esplorazione delle grotte, dalla discesa delle rapide alla pesca e fino ai bagni nelle acque chiare di piccole sorgenti. Converrebbe starci almeno 2 giorni. Noi, ahimè, siamo rimasti una sola notte.
Intanto avevo organizzato un trekking per la mattina successiva. Il tempo a disposizione è stato poco ed era necessaria una scelta. Ma dopo cena, per esempio, mio fratello e un mio amico si sono avventurati con una guida e un gruppo organizzato in un safari notturno che, a vedere le foto il giorno dopo, ammetto d’essermi pentita di non aver fatto.
A bordo di una jeep si attraversa una parte della giungla e l’incontro con linci e gattopardi è garantito.
Da fare assolutamente se siete appassionati. Noi eravamo un po' stanchi e abbiamo rinunciato.
Se arrivate di giorno approfittate per seguire i sentieri tracciati che partono da diversi punti del villaggio di Kuala Tahan ma attenzione a proseguire per conto vostro perché se il sentiero si interrompe non è consigliabile andare a zonzo da soli.
Piuttosto c’è da tenere a mente che qui fa buio molto presto e il sole, d’estate, tramonta in un attimo.
L'unica sera in cui siamo stati nel parco abbiamo cenato al ristorante del resort una serie di pietanze deliziose e di dolci buonissimi. Abbiamo assaggiato ogni cosa e ci siamo messi in relax sotto il patio godendoci anche la pioggia tropicale che è venuta giù all’improvviso.
Lasciarsi cullare dal rumore della pioggia che cade sulle foglie credo sia fantastico.
L’indomani, colazione fatta e alle 9 eravamo tutti pronti per il trekking e la scalata. Uno sforzo allucinante. Scalare la montagna senza un supporto ma aggrappandosi solo a qualche corda qua e là è stato veramente complicato. Ma ad ogni passo io pensavo che ero lì, nella giungla, e andavo avanti a cuor più leggero.
E’ stata molto carina la passeggiata lungo la Canopy Walkway, che avevo sempre prenotato nel nostro trekking-tour: un percorso su passerelle di legno sospese a più di 40 metri tra gli alberi secolari della foresta. Bello a pensarci adesso, un po’ meno mentre ero lassù…e cercavo di non considerare il dondolio delle passerelle. Avevo già vissuto un’esperienza simile, su un ponte tibetano in Irlanda.
In realtà lì è stato anche molto peggio.
Comunque, una volta giù, abbiamo proseguito per la fase finale del nostro percorso che abbiamo completato solo in sei, arrivando fino alla cima del Bukit Teresik, una collina che regala una splendida vista sulla foresta e ti fa sentire sulla vetta del mondo.
Al termine di quella escursione, durata poco più di due ore, eravamo distrutti ma felici.
Non abbiamo avuto il tempo per recuperare. Il nostro viaggio nella giungla doveva proseguire.
Un altro pick-up ci aspettava dall’altra parte del fiume per portarci a Gemas e affrontare una parte molto impegnativa - e assolutamente suggestiva - del viaggio: salire a bordo del Jungle Train.
Io non so in quanti ne abbiano mai sentito parlare ma il Jungle Train è uno dei treni più famosi del mondo, una sorta di Oriente Express che però viaggia low cost attraversando, da Sud a Nord e viceversa, tutta la giungla della Malaysia.
Che dire: è stata una vera e propria esperienza di vita.
Il contatto con la gente locale e i paesaggi visti dai finestrini riempiono gli occhi e il cuore.
Quel giorno, 31 agosto, era il giorno dell’Indipendenza malese: il paese era in festa, ovunque c’erano bandiere e il treno era gremito. Avevo acquistato i biglietti via mail contattando direttamente la compagnia ferroviaria che ci aveva riservato tutti i posti vicini.
Volendo potete fare i biglietti cliccando direttamente qui.
Il Jungle Train è una vecchia locomotiva che attraversa quasi mezzo Paese. E’ il viaggio nell’anima di questa terra, tra fiumi, villaggi e bambini che giocano, palme rigogliose e case in costruzione che invece sembrano bombardate. Il villaggio di Gemas è il punto di partenza a Sud del treno.
Se dovesse capitarvi di prenderlo da Nord, la stazione è quella di Tumpat, al confine con la Thailandia.
Un viaggio sul Jungle è qualcosa di eccezionale, io lo ricordo con grande emozione. Anche per le otto ore interminabili a bordo, fermata dopo fermata, villaggio dopo villaggio, con l’aggiunta delle soste per le preghiere dove il treno si tratteneva anche 20 minuti.
E lì, gente in fila, senza scarpe, e pronta a pregare mentre noi osservavamo scene pazzesche di vita vera.
Otto ore sono lunghe a passare, ragazzi.
Noi abbiamo raccontato barzellette, insegnato canzoni neo-melodiche ad un venditore ambulante di frutta, assaggiato cose strane che ci hanno offerto durante il viaggio e stupito tutti per non essere stati mai un attimo zitti! Una cosa molto rara evidentemente per questo popolo così discreto.
Abbiamo attraversato ettari ed ettari di terra, visto corsi d’acqua e una vegetazione straordinaria. Siamo scesi finalmente a Wakhaf Bharu (a nord), vicina alla città di Kota Bharu, un posto assurdo, una città di frontiera, infestata dai topi, che non vedevo l’ora di lasciare.
Ma la sosta è durata davvero poco, per fortuna. Giusto una notte.
Raramente esprimo giudizi negativi su un posto. Penso sempre che ogni luogo abbia le sue peculiarità e che per questo vada apprezzato. Ma Kota Bharu, no!
In ogni caso, mentre il nostro viaggio nella giungla stava definitivamente terminando, frizzava giè nella testa l'idea di una nuova avventura: il giorno dopo avremmo raggiunto un altro paradiso! Dopo l'esperienza a Pulau Tioman (per il mio articolo cliccate qui), una delle isola più belle del mondo, ci attendeva la magia delle isole Perhentian, nel mare Cinese. L'Eden, veramente!