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  • Melania Bifaro

REPUBBLICA DOMINICANA. Santo Domingo: sulle tracce di Cristoforo Colombo, tra passato e presente


A Santo Domingo, sulle tracce di Cristoforo Colombo...

L’avevo immaginata proprio come è andata la mia unica giornata nella città in cui ha avuto origine ogni cosa.

E lui, Colombo, l'uomo che scoprì le Americhe, era ed è - ancora oggi - il simbolo della fusione dei Mondi.

Nella Ciudad Colonial, primo insediamento ancora esistente fondato dall’esploratore italiano e dai suoi seguaci spagnoli, si sente ancora fortemente la sua presenza. Questo perché Santo Domingo divenne il principale porto dell’America e fu punto di partenza per la conquista di nuove terre. Prima il Messico, poi Cuba e molti altri paesi ancora dell'Area Latina, eppure, la città coloniale di Santo Domingo ha tenuto il suo primato ed è rimasta, nei secoli, il luogo della storia.

Volete che io – american inside - non sia partita con un po' d'emozione?

Oltre alla storia, tenete conto che la città coloniale è un gioiellino proclamato Patrimonio dell’Umanità, è molto nota per la sua vivace vita notturna ed è piena di ristorantini che cucinano piatti deliziosi, discoteche e localini che suonano musica live. E poi nights club, cinema, teatri e persino il casinò.

La città, nel suo totale, è immensa. 4 milioni di persone fanno su è giù tra quasi una cinquantina di quartieri e, se non siete pratici del posto, non è proprio così semplice andarsene in giro da soli. Santo Domingo è suddivisa in due aree: la prima che è quella nuova, piena di belle case e ville magnifiche, compresa la casa del Presidente Dominicano, di alberghi e grattacieli, di aree verdi e zone eleganti destinate allo shopping.

E se da un lato c’è tutto questo belvedere, dall’altro ahimè ancora sussiste una periferia che circonda la parte nuova della city e che versa nel degrado più assoluto. Quando ci passi, come è capitato a me di fare semplicemente mentre eravamo in giro con un pulmino, fa strano pensare che in una città del genere, con un tasso di sviluppo elevatissimo - ci sono tra l’altro circa 1000 scuole perché, dicono da queste parti, che lo sviluppo del paese dipende dall’educazione della sua gente - tante persone vivano ancora in certe condizioni.

Dicevo, breve giro di parte della città nuova perché l’obiettivo finale era “l’altra città”, quella antica, la Città Coloniale, la città vecchia che nonostante i secoli ha mantenuto il suo stile originale e la sua più autentica architettura.

La città coloniale, infinitamente più piccola, affacciata sul fiume Ozama, è piena di stradine deliziose, di vicoli stretti e lastricati di mattoncini, di case colorate, di palazzi spagnoli molto signorili, di piazzette verdi e patii in fiore. Qui si respira un’altra aria, un’atmosfera rilassata, c’è sempre tanta gente per strada, è pieno di turisti, di musicisti, di artisti.

La Ciudad Colonial è la parte originaria di Santo Domingo, fondata da Bartolomeo Colombo, fratello di Cristoforo, il 5 agosto del 1498 (ancora oggi, il 5 agosto è il giorno della festività nazionale). Poi, dopo un uragano che devastò completamente la città, Santo Domingo per volere di Fernando d’Aragona fu completamente ricostruita con un nuovo piano urbano mantenendo la sua struttura originale. Ceh è proprio quella che è possibile ammirare ancora oggi. La sua fondazione nel luogo attuale è datata 1502 e porta il nome di Nicolas de Osvando la cui statua si erge nella splendida Plaza de Espana.

Nella mia unica giornata Dominicana sono state concentrate un po’ di cose, le più importanti, per avere almeno un’idea di cosa sia davvero. Così, in partenza da Bayahibe, dove ho pernottato per l’intero soggiorno, mi sono affidata a Baya Tour, agenzia locale organizzata e gestita da un italiano che più di venti anni fa si è innamorato di questa terra e ci è venuto senza mai più tornare a casa, e sono partita per una giornata alla scoperta di questa bomboniera dominicana, la Ciudad Colonial di Santo Domingo.

Un giorno non è niente, credetemi. La città offre tanto e la parte nuova mi manca completamente. Ma se, come me, non avete tantissimo tempo a disposizione, una giornata potrà comunque essere sufficiente per godere della bellezza e della storia di Santo Domingo. Del resto, le cose da vedere sono tutte concentrate in un’unica area e si possono raggiungere con una bella passeggiata.

Noi abbiamo iniziato da uno dei pezzi storici della città, la Cattedral Primada de America, la prima Cattedrale d’America. E non so voi ma a me, un po’ d’effetto, l’ha fatto! Non è che si ha la possibilità di visitare tutti i giorni la prima cattedrale del Nuovo Mondo nella città di Santo Domingo, prima città delle Americhe. Insomma, lo avrete capito che qui è tutto un primato (prima città, prima cattedrale, prima strada, prima università...) misto ad unicità, come lo stile interno della cattedrale, l’unica ad avere uno stile gotico tra le chiese e le cattedrali d’America.

L’origine di questo monumento molto bello risale alla metà del Cinquecento e domina la Plaza de Colòn, ampia, verde e bellissima dove trionfa la statua dell’esploratore italiano. La bellezza della cattedrale è nel miscuglio perfetto degli stili e della varietà dei suoi decori: dal rinascimentale al gotico, dalle cappelle agli altari, dalle statue ai dipinti, ricca di volte e con ben 14 cappelle, finemente arredate e ciascuna con la sua storia. Tanto che proprio in una di queste sono state ospitate per diverso tempo le spoglie di Cristoforo Colombo prima che fossero trasferite al Faro, il mausoleo costruito alle porte della città vecchia per celebrare i 500 anni dalla scoperta dell’America.

La piazza è un caleidoscopio di colori, rumori e odori. E’ il passaggio principale di turisti e locals che vanno su e giù dalla cattedrale a Calle (o Paseo) de Colon.

Ci sono alcuni baretti e ristorantini, sempre gente che chiacchera e suona, giardini in fiore e si respira una bellissima atmosfera.

Ci trovate anche l’Hard Rock Cafè, uno dei posti più carini dove fermarsi nella capitale dominicana, piena di gente e gioventù, posto ideale per farsi un’idea sulla gente del posto e la tipologia di turisti che si fermano a mangiare ottimi cheeseburger e birra a ritmo di musica.

Tutta l’area è piena di piazze e stradine legate alla storia di Colombo e dei suoi figli. Calle Las Damas, per esempio, è la più famosa della città. Ed è la prima città in cui hanno passeggiato le donne. Ai tempi che furono, Diego Colombo, figlio dell’esploratore italiano, lasciò la Spagna con sua moglie, Maria di Toledo, che portò con se uno stuolo di quasi trenta dame di compagnia. Quelle giovani fanciulle, dice la storia, furono le prime ad affollare quella strada che divenne presto meta di nobiluomini e conquistadores che scendevano per ammirare la ragazze e godersi la bellezza della città dalle mura.

Questa parte della Ciudad è ricca di monumenti, per esempio. Ci trovate la Casa de Francia, che fu dimora di Hernan Cortez, la Casa dei Gesuiti ma soprattutto il Panteon Nacional dove sono sepolti gli uomini più importanti della Repubblica Dominicana. Se alzate gli occhi al cielo vi resterà impresso l’enorme lampadario che sovrasta la sala e che fu regalato al dittatore del Paese dal Generalissimo Franco negli anni 50. Ex chiesa sconsacrata riconvertita considerando soprattutto la posizione centralissima nell’area coloniale della city, ha rappresentato per lungo tempo un luogo di esaltazione della dittatura.

Uno dei posti imperdibili di Santo Domingo è l’Alcazar del Colon, la casa in cui vissero Diego Colombo e Maria di Toledo. La dimora è davvero bella e ci si arriva da Calle Las Damas. E’ un palazzo perfettamente restaurato con i pezzi storici appartenuti alla famiglia e una vista stupenda su Plaza de Espana. Il palazzo fu sede della corte spagnola d’oltremare per circa 12 anni e tutta la città, dal 1512 al 1524, visse un periodo di grande splendore. Dalle camere da letto alla cucina degli assaggi – dove venivano preparati i cibi prima di essere serviti in tavola – dalla stanza degli affari alla sala della musica, la dimora è un vero e proprio viaggio nella vita della famiglia. Il palazzo è facilmente visitabile, il biglietto d’ingresso costa 6 dollari ed è possibile usufruire di ottime audio guide – così come anche per la visita alla cattedrale – in tutte le lingue che offrono una panoramica veramente completa sulla vita e la storia dell’Alcazar, costruito nel 1510 ed oggi, come detto, splendido museo che illustra la vita di quell’epoca.

Anche a Plaza de Espana trovate una statua molto nota: è quella di Nicolas de Osvando che, come già detto, diede i natali alla città.

Di fronte all'Alcazar c’è Las Atarazanas, un complesso di diversi edifici che un tempo ospitavano uffici doganali, botteghe di artigiani, commercianti e officine, e che oggi hanno lasciato il passo a piccoli e deliziosi negozietti, gallerie e ristorantini che affacciano sulla pizza.

Ed è proprio nei dintorni della piazza che ci siamo fermati per pranzo. Il ristorante, davvero molto bello, a due piani, con uno stile molto misto che ricorda tanto i paesi arabi, ci ha servito deliziosi piatti dominicani e ci ha offerto uno mini-spettacolo di danza locale con quattro ballerini molto simpatici. Il ristorante si chiama Atarazana e, più o meno di fronte, ci trovate la scultura di Salome Urena de Henriquez, la più nota poetessa della Repubblica Dominicana che tanto ha contribuito alla formazione letteraria del paese. Quindi, non potete sbagliarvi.

Tornando al cuore dell’area pedonale, nella zona della cattedrale, dove c’è pure una piccola e deliziosa piazza dedicata a Maria di Toledo, c’è l'arteria principale della città vecchia che è Paseo el Conde. Inutile dire che è la più famosa via della capitale. Un chilometro o poco più di negozietti, gallerie d’arte a cielo aperto, studi medici (soprattutto odontoiatrici, perdonatemi ma erano talmente tanti che è stato impossibile non notarli), carrettini vendi-tutto e qualche shop dedicato alle produzioni locali. Come i sigari, per esempio. Così vi consiglio una sosta a La Leyenda del Cigarro dove preparano i sigari al momento ed è possibile fermarsi ed accomodarsi per assaggiarne qualcuno. Se tollerate gli odori forti, vi piacerà certamente.

Se invece siete amanti del cioccolato, benvenuti nel vostro regno. Non si può capire quanto è buono il cacao qui. Lo si può provare in milleuno modi: absolute, a tavolette, da grattugiare, ad infuso, a pezzetti, misto alla frutta e alle spezie. Insomma, potrete sbizzarrirvi anche in piccoli e grandi acquisti di cose buone da portare a casa.

Lungo il Paseo, inoltre, se la percorrerete sino alla fine, vi ritroverete in un altro sito storico importantissimo: l’Altare della Patria. Un posto particolare, un po’ mistico, ad ingresso libero, in cui sono custoditi i resti dei tre padri fondatori della Repubblica Dominicana: Duarte, Sanchez, Mella.

La mia prima visita alla città. Se ci penso ammetto che Santo Domingo è stata capace di trasferirmi energia e positività. Sprigiona fascino ad ogni angolo. Ogni palazzo è un pezzo di storia, ogni strada è un luogo da scoprire. E poi, quell’ingorgo pazzesco di fili elettrici a cielo che anneriscono il passeggio e che ho visto anche nelle megalopoli giapponesi...e che mi hanno fatto tanto sorridere...

Ho camminato tutto il giorno facendo girare la testa e gli occhi a 360 gradi, ho cercato di non perdermi nulla, soprattutto ho provato ad immedesimarmi nella vita della gente che abita nella città con un pensiero al tempo che fu. E un po’, devo dire, ci sono riuscita. Soprattutto grazie ad una simpatica e coinvolgente signora dominicana, Carminia, che ci ha accompagnati in questa visita per tutto il giorno. Il tour, molto carino, ha incluso anche una visita speciale, che è quella con la quale abbiamo inaugurato la giornata: la grotta dei tre occhi, un luogo particolarissimo con tre piscine naturali azzurre – con l’acqua azzurra come l’acqua della grotta azzurra di Capri, amano dire da queste parti.

Un sito naturalistico molto bello. Si tratta del Parco Nacional de Los Tres Ojos. Un tempo erano usate dai Taini, le prime popolazioni locali, e attingevano l’acqua dalle piscine utilizzando le liane che scendevano nelle caverne.

Mi è piaciuto il tour che ho acquistato in agenzia. Mi ci sono trovata bene, è stata una giornata vissuta in modo molto familiare. Oltre a Carminia e all'autista del pulmino, ci hanno accompagnati anche Stefano, il titolare di Baya Tour, e sua moglie, Maria, dominicana. Persone squisite e piacevolissime con le quali abbiamo condiviso una bella giornata. Unica cosa, avrei aggiunto e dedicato un po’ di tempo in più anche alla città nuova, che è immensa e merita moltissimo. Invece siamo riusciti a vedere solo la bellissima villa del Presidente, la Casa Bianca dominicana per intenderci, chiusa in un giardino enorme e in un dedalo di strade super protette da cancelli e guardie di Stato.

E poi, il Faro di Colombo, la struttura celebrativa del cinquecentenario della scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo. Una struttura enorme, molto criticata dai locals, e nemmeno tanto bella a guardarla da lontano, che ha la forma di una piramide a croce. Un luogo dal quale si gode di una vista straordinaria, dicono, che è stata completata nel 1992, giusto in tempo per l’anniversario, costata oltre 70 milioni di dollari. Ecco, io l’ho vista dalla strada, mentre eravamo a bordo del nostro pulmino privato, e ho solo immaginato i resti delle antiche Americhe e della Cina lì conservate, mentre guardavo da lontano la Papa Mobile che da anni è in bella mostra all’ingresso del mausoleo. Dovendo tornarci, e volendo suggere a voi, ecco, io andrei drittà lì.

Di quella giornata conservo un ottimo ricordo: la Ciudad Colonial mi è apparsa in tutta la sua bellezza sotto il sole caldo della Repubblica Dominicana. Ho sentito profumo di storia e di arte, di vita vecchia e nuova, ho visto gente solare e sorridente e un paesaggio dai mille colori.

E’ una città con l’anima dentro. E non sarete stati in Repubblica Dominicana se non avrete visto Santo Domingo. E’ "quel posto" in cui bisogna andare.

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