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  • by Mel

SENEGAL. Il Lago Rosa, il Sahara e l'ultima tappa della Parigi-Dakar


Lago Rosa o Lago Retba, Senegal, Africa

Senegal tra terra e mare.

Se c’è una cosa che letteralmente mi incanta – ma credo di averlo già detto in qualche altro mio post - quella è il deserto. Distese di sabbia a perdita d’occhio, dune dorate illuminate dal sole, e il vento che soffia sui capelli e che porta con se le tracce di ogni cosa…

Ho avuto la fortuna di vedere tanti deserti ma il Sahara ha qualcosa di davvero speciale. Da Est a Ovest, in Nord Africa il Sahara stupisce per la sua magnificenza e non c’è viaggiatore che abbia attraversato questo continente senza averne visto o vissuto un pezzo.

E in Senegal, proprio lungo quella parte della costa che guarda le lunghe spiagge di Capo Verde, c’è sicuramente quella che per molti, per decenni, ha rappresentato un sogno: l’ultima tappa della Parigi-Dakar, mitico, prestigioso e super avventuroso Rally che un tempo aveva la sua destinazione finale proprio nella capitale senegalese.

Nel mio viaggio nella Terra di Teranga, uno dei più belli che io ricordi, di quella parte di deserto ne ho fatto un pezzo anch’io. Era uno dei miei tour con Village, trasmissione televisiva dedicata al mondo dei viaggi, e che mi ha portata in giro per il mondo per alcuni mesi regalandomi esperienze nuove e straordinarie e, cosa ancora più importante, amicizie per la vita.

Noi eravamo lì, in quattro, per realizzare un reportage su quella terra meravigliosa. Silvia, Carla, Savio e io. Insieme per una settimana per raccontare la magia di quei posti.

Tornando al Rally Dakar…(o semplicemente La Dakar e prima ancora, appunto, la Parigi-Dakar), è e resta tra i rally di automobilismo e motociclismo più famosi sulla Terra e fino al 2007 ha avuto come sua tappa obbligata finale proprio Dakar.

Alla gara partecipavano, oggi come allora, auto, moto, camion e quad. I mezzi che intraprendevano la gara, dura e avventurosa, erano dotati ovviamente di GPS, indispensabile nel deserto, e puntualmente provvedevano a rinforzare le proprie parti meccaniche per sopportare il gran caldo e le sollecitazioni esterne.

Per moltissimi anni, il luogo di partenza di questa competizione è stato cambiato mentre Dakar ha conservato molti primati confermandosi sempre come la tappa finale del rally. Poi, però, nel 2008, per motivi di sicurezza, la corsa ha deviato il suo percorso in Sudamerica, mantenendo comunque intatta la sua denominazione.

Ecco, proprio quell’anno, nel 2008, quell’ultima e bellissima tappa l’ho percorsa anche io in jeep, arrivando fino a destinazione, sulla spiaggia della capitale: una distesa infinita di sabbia dorata bagnata dall’Oceano Atlantico.

Attraversare quella parte del deserto che ha reso il rally famoso nel mondo è stato suggestivo ed emozionante. Tra dune di sabbia, palme e piccoli campi tendati abbiamo percorso molti chilometri sotto un sole cocente, godendo pienamente della bellezza e dell’immensità del deserto. Chilometri di dune accarezzate dal vento e orlate da palme. Un paesaggio da mille e una notte che non ci stancavamo mai di guardare e commentare. Durante il percorso abbiamo macinato diversi chilometri, in un divertente saliscendi sulla sabbia fino ad arrivare in un posto che ha una straordinaria unicità di colori: un enorme bacino d’acqua sfumato di tutte le tinte del rosa e del porpora.

E’ il lago Retba ma è più comunemente conosciuto come Lago Rosa e l’impressione è di ritrovarsi dinanzi ad una bellissima distesa d’acqua che sembra uscita da un dipinto di Monet.

Il lago è molto grande, ha un diametro di circa 10 chilometri ed è circondato da dune di sabbia più chiara miste a sale e da una vegetazione fitta e rigogliosa. D’impatto, e a prima vista, il lago pare quasi un miraggio in questa distesa di sabbia bianca. Proprio qui, tra deserto e mare, sotto il sole africano, il Retba offre uno scenario di ineguagliabile bellezza e rappresenta una risorsa importantissima per la comunità senegalese. Si tratta, infatti, di una mega concentrazione salina che favorisce nelle acque di questo lago la crescita di un’alga speciale, un minuscolo batterio (che ha un nome quasi impronunciabile, il Desulfohalobium Retbaense – e da qui il nome del lago) che, soprattutto nella stagione secca (da novembre a maggio), regala questo spettacolare colore rosa inteso.

Lo scenario intorno è davvero suggestivo: si respira una forte aria di laboriosità: l’attività è “lentamente frenetica”, in pieno spirito africano oserei aggiungere, sia di giorno che di notte. Ricordo perfettamente, nonostante sia passato qualche anno, che al nostro arrivo ci ritrovammo dinanzi ad un numero quasi spropositato di gente a lavoro.

Centinaia di persone operavano, dentro e fuori dal lago, concentrandosi soprattutto sulle sue sponde per estrarre il sale. Gli uomini s’immergevano nell’acqua fino a mezzo busto e strappavano le croste di sale che si depositavano sul fondo del lago. Poi riempivano con diligenza le piroghe ancorate in mezzo al lago e lasciavano, infine, che fossero le donne a trasportarle fino a riva e a lavorarle.

Il sale, che subito dopo l’estrazione ha un colore grigiastro, viene normalmente ammassato lungo la sponda del lago in collinette che vengono lasciate al sole ad asciugarsi fino a che il sale non diventa di un colore bianco quasi incandescente.

Il Lago Rosa sembra un luogo senza tempo. E’ un posto silenzioso circondato da cumuli di sale e sabbia, e nelle belle giornate, all'alba e al tramonto pare davvero un immenso cristallo rosa lucente chiuso in un mare di sabbia chiara.

Tutto intorno era un brulicare di gente, anche di bambini che osservavano gioiosi le attività degli adulti proponendosi, in qualche caso, di dare una mano ammassando il sale sul terreno.

Il Retba, che dista poco più di 30 chilometri dalla capitale, è stato spesso il luogo della destinazione finale Parigi-Dakar, tappa molto ambita. Ma è solo qualche centinaio di metri più avanti che il rally poteva, un tempo, davvero e definitivamente dirsi concluso.

Bastava attraversare ancora una piccola parte del deserto per ritrovarsi sulla spiaggia di Dakar e respirare il profumo della vittoria, godendosi la soddisfazione di essere arrivati fino alla fine.

Quel pezzo lo abbiamo fatto anche noi. Fino alla spiaggia che, non lo nascondo, mi ha abbagliata. E non per il colore del mare o della sabbia. Ma per la spettacolarità del paesaggio nel suo insieme. In un istante, il cielo azzurro e il sole hanno lasciato spazio ad un cielo più plumbeo, accompagnato da una leggera nebbiolina e da vento caldo che agitava lievemente le acque dell’Oceano. Un paesaggio quasi surreale, di immensità di spazi, molto vicini all'infinito. Un luogo perso nel tempo, sospeso tra deserto e mare e la sensazione di essere soli al mondo!

Una delle cose belle di quel giorno, il bagno nell’Oceano mentre il nostro autista recuperava - chissà dove - un elettrauto (?) che potesse rimettere in moto la nostra jeep, improvvisamente impantanata nella sabbia.

Nell’attesa, ho passeggiato a lungo sulla spiaggia e ho ascoltato il rumore del mare.

Un consiglio se doveste passare di qui: oltre a fare il tour nel deserto, a percorrere l'ultima tappa del rally e a vedere il lago Rosa, non rinunciate al bagno sulla spiaggia di Dakar. Ma ricordate di essere sempre vigili. Tuffatevi ma non da soli e non allontanatevi dalla riva. L’Oceano Atlantico, su questo versante, è davvero insidioso, pieno di piccoli vortici che trascinano a largo e basta un attimo per ritrovarsi in balia del mare.

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