C’è un momento in cui mi sento davvero a casa.
Da Battery Park mi incammino verso l’Esplanade. Con uno sguardo a Liberty Island supero l’American Merchant Mariners’ Mermorial e procedo verso South Cove Park.
Manca poco. Cammino ancora con una mano alla ringhiera. Il passo è lento, il sole splende sulla baia.
Mi spingo oltre. Albany Street è vicina.
Ecco, pochi passi e ci sono. Lì c’è la mia panchina.
Mi fermo e mi guardo intorno. Appoggio la borsa. Respiro. Mi siedo. Guardo l’orologio e poi, finalmente, lo spettacolo davanti a me.
E’ l’ora del tramonto. Il cielo inizia a cambiare colore. I riflessi del sole spennellano di rosa la baia e, alle mie spalle, il Financial District si illumina.
In pochi minuti il sole diventa un’enorme sfera di fuoco e accende il cielo di rosso, dipingendo di colori intensi e straordinari lo skyline di Jersey City e l’Hudson River.
Ecco. In quel preciso istante, ogni volta, ho la certezza assoluta che non vi sia altro posto nel mondo in cui vorrei essere.
Sono dieci anni oramai che vado-vengo, vado-vengo, vado-vengo...
Questa città è la mia città. E’ quella che ho amato istantaneamente il giorno in cui sono venuta per la prima volta, il 15 aprile del 2006.
In questi anni ci sarò tornata dieci volte almeno. Scoprendo sempre posti diversi, vivendo ogni giorno come una meravigliosa sorpresa.
E anche quello che c’è, e che credo di conoscere bene, talvolta poi mi sembra diverso.
Perché qui tutto cambia. Tutto, tranne il mio posto.
Tranne la mia panchina sulla quale, durante ogni mio viaggio a NY, torno a sedere almeno una volta.
New York...casa mia, cuore mio, vita mia. Sei un miracolo. Sei un sogno.
New York...che o la ami...o la odi.
Io la amo. Perdutamente, infinitamente, incondizionatamente. Sei mia, mia, mia.
New York, concrete jungle where dreams are made of,
There's nothing you can't do,
Now you' re in New York….
